Editoriale
Come sta cambiando il calcio saudita fin dalle serie minori
A cura di Cesare Tamborini
Tra gli addetti ai lavori si dice che lo stato di salute calcistica di un Paese lo si misura dall’andamento della nazionale e delle serie inferiori. Paradossalmente, il massimo campionato viene, in questo computo, un po’ messo da parte perché, a volte, risulta essere una sorta di “pianeta a parte”. Questo accade specialmente in quelle nazioni dove l’esplosione del fenomeno calcio, inteso più a livello commerciale che strettamente sportivo, avviene improvvisamente grazie i munifici investimenti. Pensiamo ad esempio alla Russia o, ancor di più, alla Cina le quali, anni fa, avevano iniziato ad acquistare svariati giocatori e tecnici di fama da impiegare nelle loro squadre di punta presenti nel massimo campionato.
Un nome su tutti che viene subito in mente è lo Zenit di San Pietroburgo, finanziato da Gazprom, che vinse anche a livello europeo. Ma, sia il campionato russo che quello cinese, le cui massime serie erano in quegli anni di tutto rispetto, non avevano un background degno di nota formato dalle serie cadette.
Seconde serie, ma non troppo
Ovviamente nessuno si aspettava che la serie B russa o cinese potesse raggiungere l’importanza della Championship. Lega inglese la quale, numeri alla mano, è il campionato di seconda divisione più ricco d’Europa ed il settimo a livello generale contando, quindi, anche le prime divisioni. A dimostrare l’importanza di tale torneo c’è quella che ormai viene definita come “la partita più ricca del mondo”. Ovvero la finale dei play off (rigorosamente giocata a Wembley) per la promozione in Premier League.
Un fenomeno, quello della Championship, che, per alcuni aspetti, è anche più sorprendente di quello della sorella maggiore Premier League. La Championship, infatti, non è la classica seconda serie di passaggio dove approdano, di tanto in tanto, anche top team che incappano in clamorose retrocessioni (vedasi il Newcastle relegato due volte negli ultimi 15 anni). Piuttosto è un campionato che, come si suole dire, brilla di luce propria nonostante, e qui bisogna essere onesti, l’obiettivo, che per alcune è “solo” un sogno, di ogni sua partecipante sia quello di salire nell’olimpo della Premier.
Non solo Championship però. Vi è anche l’esempio, spostandoci al di là della Manica, della Zweite Bundesliga. Seconda lega tedesca che ha ormai raggiunto un’importanza, per giro d’affari e di spettatori presenti allo stadio, che solo pochi anni fa era difficilmente ipotizzabile. Certamente la retrocessione nel 2018 di un club storico come l’Amburgo, che si vantava di non essere mai stato in serie B (celebre l’orologio presente allo stadio che lo “dimostrava”), ha reso più appetibile per le TV e gli appassionati, anche fuori Germania, interessarsi a tale campionato. Ma, ovviamente, non è tutto “merito” dell’Amburgo, il quale sono ormai sei stagioni che spera di tornare a rivaleggiare con Bayern e Borussia Dortmund in Bundesliga.
Ci siamo anche noi
E in Arabia Saudita com’è la situazione? In terra saudita c’è fermento anche nelle serie inferiori. Anzi, verrebbe da dire che vi è un grande movimento dettato dall’ingresso di capitali, potenzialmente parlando, di fatto illimitati. I sauditi hanno deciso che, se la Saudi Pro League rappresenta oggi ed in futuro il fiore all’occhiello del loro movimento calcistico per club, vi è anche la necessità di far crescere la seconda divisione, la terza e così via.
Un progetto, questo, che è strettamente legato alla nazionale. “Green Falcons“ che avranno bisogno di linfa nuova per continuare quel programma di lavoro iniziato neanche un anno fa da Roberto Mancini il quale, e non è un caso, ha un contratto a lunga scadenza (2027) con la federazione locale. Ed è così che, se andiamo a scorrere i nomi di alcuni club presenti in Saudi League 1st Division, Second Division League e Saudi League 3rd Division, troveremo squadre le cui proprietà sono da non sottovalutare affatto.
Le quattro sorelle (delle serie minori)
Del fenomeno Al-Qadsiah, che ha tutte le carte in regola per essere promossa quest’anno in SPL e che in teoria è la squadra più ricca del mondo, ve ne abbiamo già parlato. Ma vi sono anche altre realtà. Come, per esempio, l’Al-Suqoor che è divenuto di proprietà niente meno che di NEOM ed è prima in classifica nel girone 1 di quella che potremmo definire serie C. Ma perché non menzionare, sempre rimanendo nella stessa lega di NEOM, l’Al-Diriyah, che appartiene all’Autorità per lo sviluppo della Porta di Diriyahche e che è seconda nel suo girone. E possiamo andare avanti, fino ad arrivare alla terza divisione dove milita l’Al-Ula, posseduta dalla Commissione Reale per Al-Ula, che è in testa al girone 3.
Quattro squadre, quelle elencate, che hanno tutti i numeri in regola per salire nella lega superiore già in questa stagione. Club che, e non è un dettaglio, sono stati oggetto di un passaggio di proprietà ad opera del Ministero dello Sport. Ed è qua il nocciolo della questione. È stato deciso, invece di investire per creare ex novo altri club militanti in SPL, di partire, come si suole dire, dal basso. Di iniziare, cioè, un’operazione che, come hanno affermato anche i dirigenti della massima lega calcistica saudita, porti alla creazione di un background calcistico. Un know-how atto a favorire tutto il calcio saudita, nazionale in primis, invece di ad andare ad intervenire solo presso i grandi della SPL.
Il tutto comunque senza tralasciare che, ovviamente, l’obiettivo delle quattro compagini citate è quello di arrivare il prima possibile nella massima serie. Al pari di quello che vorrebbe ottenere, quanto prima, il sopra citato Amburgo. Oppure, ritornando in Inghilterra, Leicester, Middlesbrough o Leeds solo per citare alcuni giganti del calcio britannico che sono attualmente in Championship.
Costruzione dal basso
Ecco, quello che i sauditi vorrebbero fare, e stanno già attuando, è di sfruttare, nel senso più nobile del termine, i nomi che si ritrovano nelle serie inferiori, vuoi perché retrocessi o vuoi perché iniziano lì ex novo il loro percorso calcistico. Un processo, questo, atto a creare un sistema calcio a 360° che, come tutti pensano, debba per forza di cose partire dal basso. In caso contrario assisteremmo a quello che negli anni ’70 ed ’80 fu il soccer “made in USA”. In prima divisione giocavano super stelle, per lo più sul viale del tramonto, del soccer mondiale, ma dove, al di sotto delle quali, vi era pressoché il vuoto con buona pace di tutto il movimento calcistico nazionale.
Ed i sauditi questa fine non la vogliono affatto fare. Hanno capito quali sono stati gli errori commessi, soprattutto dai cinesi, ma, in parte, anche dai vicini di casa del Qatar. Per questo stanno lavorando al meglio affinché l’Arabia Saudita del calcio non significhi solo Saudi Pro League, ma soprattutto “calcio”.
___________
In apertura la Nazionale saudita Under 23 che sta preparando la Coppa d’Asia di categoria che si disputerà in Qatar nel mese di aprile. Foto Saudi Arabian Football Federation Facebook account.