Focus
Il boom della Saudi League un’opportunità per l’Europa (ma non per la Premier)
A cura di Nicola Ventra, Football Executive Director (Italy, Uk & Portugal)
L’Arabia Saudita e’ solo l’ultimo dei Paesi che ha scelto il sistema calcio come suo volano identificativo avente un grandissimo impatto sociale, economico, turistico e di salute/benessere. L’obiettivo resta, come fu per la Cina o la Russia o il Qatar, quello di:
– promuovere un processo mediatico-economico per il quale, grazie ai successi sportivi delle squadre o del Paese, si suscita tra la popolazione e nell’establishment di una certa nazione passione e ammirazione. Questi due elementi contribuiscono a migliorare la propria immagine e a crearsi un ambiente business più favorevole e meno ostile in Usa e Europa. Le strategie sono diverse. Segnalo le più importanti: 1) diversificare gli affari dal business del petrolio; 2) sintonizzare/usare il calcio nel senso della “Vision 2030”, il progetto varato dalla monarchia reale per raccogliere le sfide del futuro ed essere sempre più protagonista sulla scena mondiale.
Nel calcio, a differenza della Cina o della Russia o dello stesso Qatar, i sauditi stanno applicando regole e principi: minutaggio dei giovani, sistema centralizzato degli acquisti. La Saudi Pro League, come si legge nel suo sito, vuole diventare uno dei primi dieci campionati di calcio al mondo e assicurarsi una crescita a lungo termine sostenendola non solo con il budget governativo a sua disposizione, ma anche tramite l’aumento delle entrate commerciali, specialmente quelle derivanti dai diritti televisivi.
Da un lato, oggi il calcio europeo guarda con occhio preoccupato gli investimenti dell’Arabia Saudita, in un campionato che già prima dell’approdo di Cristiano Ronaldo era tra i più ricchi d’Asia e punta ora ad aumentare ulteriormente il proprio valore, per piazzarsi subito dietro le cinque leghe più importanti d’Europa.
Dall’altro lato, l’Arabia Saudita rappresenta una grandissima opportunità per il calcio europeo anti-Premier League. La Premier League dovrà fare i conti con un concorrente fortissimo e quindi i club inglesi invece di poter spendere il loro budget per 3 o 4 acquisti di grande valore, potranno farne al massimo 1 o 2, visto che i sauditi faranno schizzare valutazioni e ingaggi. Le altre leghe (Serie A, Bundesliga, Liga e Ligue 1) trarranno grossi benefici dal mercato saudita perche’ riusciranno a vendere benissimo quegli asset non più troppo giovani, che nessuno ormai in Europa paga le cifre che stiamo vedendo: gli esempi sono le plusvalenze legate a Brozovic e Milinkovic-Savic. A loro volta, le leghe europee saranno costrette ad investire quelle risorse nei giovani, concentrando le voci di spese su infrastrutture e academy. Ci saranno poi le possibilità di creare partnership dorate per eventi o disputa di trofei in terra saudita; accordi a livello tecnico (academy, coaches, etc); riflessi importanti nel mercato dei diritti televisivi.
Il segreto di un rimbalzo positivo in Europa del boom arabo sarà nell’abilita del Management di trasformare le minacce saudite (budget di mercato illimitato) in opportunità (grandi vendite/plusvalenze e utilizzare queste entrate per investimenti mirati) e i nostri punti di debolezza (Academy e infrastrutture) in punti di forza (nuovi investimenti mirati).