Editoriale
Come LaLiga si sta espandendo in Arabia Saudita
A cura di Cesare Tamborini
Tra la Spagna e l’Arabia Saudita, intese calcisticamente, sono nati dei ponti che collegano le due realtà. Ponti che, continuando ad utilizzare un gergo infrastrutturale, non sono a senso unico in direzione Jeddah, ma anche inverso.
Spagna che intendiamo come Liga, o meglio LaLiga se volgiamo chiamarla con l’appellativo ufficiale. Il massimo campionato iberico ha iniziato, ormai da anni, un’opera di espansione verso il Medioriente aprendo, esattamente 10 anni fa, una sede a Dubai. Operazione, questa, che, come dice Maite Ventura amministratore delegato per il Medio Oriente ed il Nord Africa della Liga ad Arab News, ha il target “Di far crescere il marchio della Liga”.
I partner in loco
Operazione che, si direbbe, facile a dirsi e difficile a farsi visto che il campionato spagnolo non è l’unico ad avere questo come obiettivo. Ma gli spagnoli hanno adottato una strategia particolare, ovvero quella di “Penetrare nei mercati che a noi interessano di pari passo con un partner”. Parole, dette dalla signora Ventura, alle quali la stessa aggiunge che “Non importa che (il partner n.d.r.) sia un’autorità locale, una federazione calcistica, un campionato od un club”. L’importante, quindi, è che non si vada in Arabia Saudita da soli.
Un modus operandi davvero innovativo quello della Liga che, per quanto riguarda l’Arabia Saudita, lo sta mettendo in pratica con accordi siglati con l’Autorità Generale per l’Intrattenimento (qui per un esempio di intrattenimento in salsa saudita) e con il Ministero dello Sport. Ed è proprio tale ministero che, in collaborazione con la Liga, ha recentemente organizzato in terra saudita un torneo denominato “La Liga FC Futures U14” nel quale si sono sfidate diverse compagini giovanili spagnole, e non solo, più una rappresentante anche dell’Arabia Saudita. Alla luce di quanto vi abbiamo detto sopra, circa i ponti a due sensi di marcia, e restando in tema di calcio giovanile, nelle scorse settimane Barcellona, sponda Espanyol, ha accolto una delegazione saudita del programma “Saudi Future Falcons”.
A caccia di tifosi
Collaborazioni a doppio senso di marcia, quindi, che hanno come scopo principe quello, non solo di posizionare sempre maggiormente il marchio Liga, ma anche quello dei singoli club. Singoli club che non vuol dire solo Real Madrid e Barcellona i quali, come sostiene la manager, “Godono di un enorme seguito in Medio Oriente già da decenni”, ma anche Valencia, Siviglia o Vigo per fare tre esempi. Obiettivo dei dirigenti della Liga era, quando hanno iniziato questo persorso, quello di far comprendere, soprattutto ai club cosiddetti minori, che i propri tifosi non sono solo in Spagna, ma anche a Dubai, El Cairo e per l’appunto a Jeddah.
E qui la Liga ha avuto la capacità, l’oculatezza, di dare, nel vero senso dell’espressione, una mano ai club. Per esempio, gestendo i loro account sui social media arabi o creando un piano settimanale di contenuti appositamente studiati per tale mercato. Infatti, recentemente è stato aperto un podcast in arabo che si chiama “Vamos La Liga” e che sta producendo grandi numeri, al di sopra delle più rosee aspettative. Ma anche fuori dal campo gli spagnoli stanno lavorando alacremente con l’apertura di bar a tema e, a Riyadh, del ristorante “LaLiga TwentyNine’s” fino ad arrivare al più grande museo del calcio del mondo in collaborazione con due società saudite specializzare in eventi.
Iniziative queste, come le tante altre che sono in cantiere, che vengono descritte dalla manager come “Missioni affinché tutti i fan si possano connettere; noi, dal canto nostro, ci impegniamo con le principali istituzioni locali” perché, prosegue Maite Ventura, “Vogliamo essere lì per molto tempo per i nostri tifosi”.
In loco
Per arrivare a mettere in concreto le mille idee che si hanno, non c’è di meglio che “Essere fisicamente lì, in loco” dichiara ancora la signora Ventura perché “Solo così si può capire chi sono i nostri fan, cosa piace a loro, come consumano il nostro prodotto per poi, una volta ottenute tutte queste informazioni, riversarle ai club per far comprendere loro come intervenire”. “In loco” che, è bene sottolineare, sono due delle parole d’ordine del lavoro messo in piedi dal Presidente della Liga Javier Tebas con l’ausilio dei suoi collaboratori. In estrema sintesi non si vuole importare in Arabia Saudita, e non solo, un prodotto finito, “surgelato” verrebbe da dire, piuttosto produrlo appositamente lì, nella lingua locale ed utilizzando persone della regione.
Sembrerebbe, a prima vista, il cosiddetto “segreto di Pulcinella”, ma gli spagnoli sono stati bravi a mettere in pratica tutto questo in un Paese nel quale, se è vero come è vero quanto sostiene Maite Ventura, “L’80% della popolazione segue il calcio”. Questo significa che la popolarità del campionato spagnolo, che vanta due delle squadre più vincenti del mondo ma che non si ferma, come abbiamo visto a Real e Barça, in terra saudita è enorme ed ancora, in parte, inespressa.
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In apertura il Real Madrid, freschissimo vincitore della Liga 2023/’24. Foto: LaLiga Facebook account.