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Esclusiva CS – Stefano Tirelli (Tecniche Complementari Sportive): “Vi racconto la mia esperienza nei Paesi arabi”

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A cura di Stefano Tirelli

Tra i tanti viaggi ed esperienze fatte nel mondo del calcio internazionale, anche quelle nel Medio Oriente portano a ricordare fatti ed avvenimenti davvero unici e particolari. Nei primi anni del nuovo millennio far parte di  staff tecnici della preparazione fisica e per la rieducazione motoria all’interno di club e di nazionali del Golfo Persico era storia di pionieri. In quegli anni massaggiatori, medici, fisioterapisti, allenatori e rispettivi collaboratori arrivavano per lo più dall’Europa e dal Sud America. L’incontro con gli atleti e con i dirigenti delle squadre  locali risultava, all’inizio, problematico a causa dei differenti modi di gestire società calcistiche che, allora, non potevano essere considerate professionistiche ed anche per via  di una allora giovane cultura calcistica che non prevedeva regimi alimentari e programmazioni atletiche di  livello internazionale . La cosa che però si notava da subito era il netto e forte desiderio da parte di sceicchi ed emiri nel voler fortemente investire nella formazione di professionisti locali attraverso esperti stranieri e, soprattutto, in infrastrutture e attrezzature di massimo livello senza grossi problemi in termini di capacità di spese, sebbene quasi sempre oculate. Tra le virtuosità che ebbi modo di sperimentare vi era la capacità da parte degli alti dirigenti locali di intuire chi avesse davvero capacità e competenze internazionali degne di essere giustamente  retribuite e chi invece millantasse conoscenze ed esperienze che venivano regolarmente individuate e, per conseguenza, ‘’recapitate al mittente’’ .
Allora c’erano solo un paio di stranieri per squadra e, generalmente, facevano davvero la differenza in termini di apporto atletico e tecnico. Non era facile per i professionisti europei o di oltre oceano strutturare una programmazione atletica globale soprattutto a ridosso dei mesi più caldi o del Ramadan, in quanto risultava ovviamente necessario adeguarsi ad orari serali inusuali di allenamento. Ricordo, ad esempio, fasi di gironi di qualificazioni per i Mondiali di calcio o di Champions League Asiatica disputati a settembre in Qatar o negli Emirati Arabi con picchi di 50 gradi durante alcune giornate e tassi di umidità anche di sera impressionanti che portavano talvolta a lievi svenimenti di alcuni atleti particolarmente sensibili a tali condizioni. Le giornate del periodo del Ramadan prevedevano la permanenza in hotel dei calciatori e dei tecnici nelle rispettive camere al fine di riposarsi digiunando tutto il giorno per poi ritrovarsi dopo le sei di sera nelle riunioni tecniche e  mangiare qualcosa di idoneo al training che poteva iniziare verso le dieci di sera concludendosi poco prima di mezzanotte. Al ritorno in hotel si cenava tutti insieme e nelle prime ore del nuovo giorno si effettuavano  le terapie o i massaggi post allenamento, anche alle tre di notte. Gli stadi sono stati da sempre all’avanguardia con i primi rilevatori delle fasi di allenamento e di monitoraggio delle performance nei match dei singoli calciatori così come la presenza di seggiolini che erano predisposti nella rispettiva zona sottostante con bocchette per l’uscita dell’aria condizionata. Spogliatoi, infermerie, sale meeting e d’onore sempre impeccabili, con ambienti luccicanti, puliti e profumati. A livello di media, il calcio e lo sport hanno sempre avuto ampi spazi dedicati nelle programmazioni televisive sia con dirette dei principali incontri cosi come numerosi talk su Al Jazeera, Abu Dhabi channel o altri canali locali.
Oggi il calcio dei paesi del Golfo è cresciuto esponenzialmente rappresentandosi in un’altra dimensione che tutti gli addetti ai lavori del mondo stanno avendo modo di conoscere. Molti ottimi giocatori stranieri militano nelle file delle squadre saudite, emiratine e quatarine, talvolta quasi rappresentandone numericamente la maggioranza. Il know-how acquisito nel gli ultimi 20 anni ha permesso di strutturare format e livelli organizzativi al pari di campionati europei. In questa fase storica a quelle latitudini si stanno raccogliendo i risultati di interi lustri di programmazione e lungimiranti investimenti mentre altrove ci si continua a guardare allo specchio, magari discutendo per decenni se e come realizzare nuovi stadi degni di tal nome. Ad ognuno, come sempre,  il riconoscimento dei propri meriti e delle proprie criticità.
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