Editoriale
Salah-SPL: quello che poteva essere, ma non è stato (perché?)

A cura di Cesare Tamborini
A pochi giorni dall’ufficializzazione del prolungamento fino al 2027 di Mohamed Salah con il Liverpool, tiene ancora banco il mancato arrivo dell’egiziano in Saudi Pro League.
Perfetto
Mohamed Salah il cui trasferimento in Arabia Saudita sarebbe stato a dir poco ideale per un campionato proprio come quello saudita. A confermarlo è stato niente meno che il Ministro dello Sport saudita intervento sull’argomento a margine del GP di Formula 1 tenutosi a Jeddah. Il Principe Abdulaziz bin Turki al-Faisal ha dichiarato che l’egiziano “È una superstar. È un simbolo arabo musulmano. Si adatta all’identità di giocare nel campionato saudita”.

Abdulaziz Bin Turki Bin Faisal è stato anche Presidente del Comitato Olimpico e Paralimpico Saudita.
Parole che equivalgono ad un pieno endorsment nei confronti di Salah. Un giocatore che nel recente passato è stato numerose volte accostato ad una delle squadre della Saudi Pro League. Questo perché fuoriclasse, ovviamente, ma anche poiché musulmano. Elementi questi che, assieme ad altri, hanno fatto spesso considerare Salah prossimo ad imbarcarsi su di un aereo in direzione Riyadh o Jeddah. Questo però non è mai accaduto, nonostante “Credo che fin dal primo giorno abbiano collegato la Saudi Pro League a lui anche se non c’è stata alcuna discussione. Ma è un bene che sia così” dichiara il Ministro.
Ma quel “1992” …
Perché allora la lega saudita non ha premuto appieno sull’acceleratore per portare l’ex Roma e Fiorentina a sé? La risposta ce la dà, indirettamente, il Ministro, il quale mette sul tavolo della discussione l’età media dei giocatori che militano nella SPL. Quest’anno è scesa a 26, dopo che la scorsa stagione era a 29. Un calo di tre anni che è veramente rilevante e con in più l’obiettivo di arrivare ad una media di 24.

Gabri Veiga dell’Al-Ahli rappresenta il giocatore perfetto per la “nuova Saudi Pro League. Foto: Foto: screenshot @gabriveiga-2025-02-07-at-17-10-57-Instagram.
Insomma, la carta d’identità del centravanti africano che recita 15 giugno 1992 alla voce “data di nascita” è stata il fattore che ha fatto saltare il trasferimento. Abbassamento dell’età media e, più in generale, puntare suoi giovani che sono, come sappiamo qua su CS, due dei pilastri su cui poggia il calcio saudita in generale. Non solo il mondo Saudi Pro League, ma anche le serie inferiori, soggette ad interventi regolamentari da parte della federazione, fino ad arrivare alla Nazionale. Misure che hanno lo scopo di favorire l’inserimento dei giovani sui quali i club, fa notare il numero uno dello sport saudita, recentemente puntano di più che nel recente passato.
Il target è questo (adesso)
Obiettivo quindi “investire sui giovani”. Questo a scapito di quei giocatori più anziani i quali hanno provveduto, e lo stanno facendo ancora, a lanciare nel mondo la SPL ma che non rappresentano più il target privilegiato dei club. Questo però non vuol dire che un calciatore di trent’anni suonati sarà, per partito preso, escluso da possibili trattative per accaparrarselo. Tutt’altro visto che il Ministro sostiene come l’arrivo dei vari Cristiano Ronaldo, Benzema e Mané abbia reso “I giocatori sauditi più determinati, più disciplinati negli allenamenti perché sanno che affronteranno giocatori di alto livello ogni fine settimana e devono quindi essere pronti”.
Questione di mentalità, quindi, la quale “Necessita di molto tempo per acquisirla”, ha continuato Abdulaziz bin Turki al-Faisal citando l’esempio di Ronaldo, che è il primo ad arrivare all’allenamento e l’ultimo ad andarsene. Determinazione, quella di CR7, che quindi si riflette sicuramente proprio sui giovani che la prendono ad esempio e che è l’obiettivo “Che volevamo raggiungere” sentenzia il Ministro.
Massimo dirigente dello sport di Riyadh che conclude poi il suo intervento auspicando che il football saudita diventi “A doppio senso”. Il che significa “Normalizzare il rapporto tra i giocatori che arrivano in SPL e quelli sauditi, ma anche stranieri, che invece ne escono in direzione Europa”. Calcio saudita che si capisce come non voglia affatto essere visto come una sorta di “cenerentola” o di football prediletto per svernare o, ancora, “usato” da alcuni giocatori. Fatto quest’ultimo sul quale il Principe lascia un’ultima interessantissima battuta che recita così: “Ora si sente dire che tutti i giocatori che vogliono rinnovare il loro contratto… dicono che verranno in Arabia Saudita. La maggior parte, il 90%, non è vera”. Dichiarazione forte e non scontata che fa capire, forse più di mille parole, come i sauditi conoscano molto bene le dinamiche del calciomercato.
____________________
Foto in apertura: Screenshot @mosalah-2025-04-21-at-17-44-10-Instagram.