Editoriale
Cristiano è il nuovo Lawrence d’Arabia
A cura di Adolfo Mollichelli
Ha vestito il bianco, el blanco, il colore preferito scelto per la sua linea di intimo e per quello degli altri. Pure Lawrence amava indossare copricapo e tunica bianche, quando da inglese di nascita si sentì arabo per passione guerresca. Ronaldo d‘Arabia non poteva essere da meno di Lawrence d‘Arabia. Ma c’è un tè nel deserto che fa la differenza. Ronaldo d‘Arabia lo beve in una coppa d‘argento sulla poltrona damascata che s’è fatta arrivare direttamente dal Palazzo Nazionale di Lisbona che si trova nel quartiere di Ajuda a due passi da Bélem da non confondere con Belen che è anche Rodriguez.
Lawrence d‘Arabia il tè lo bevve dalla borraccia attraversando il deserto del Wadi Rum. Ronaldo d‘Arabia ama dire: dopo di me, il deserto. Lawrence d‘Arabia amava esclamare: ad Aqaba! ad Aqaba! situata sul golfo ed in mano ai turchi, quelli che quando li vedi non puoi fare a meno di implorare: mamma, li turchi!. Se Ronaldo d‘Arabia possiede artiglieria pesante nei piedi e nella testa – nessuno al mondo ha sganciato palloni in rete come lui -, Lawrence d‘Arabia s’ispirò ad Ulisse per la presa di Aqaba. E senza cavallo di legno in quanto mancavano i falegnami. Fu un’impresa epica. E pure un po’ comica, se vogliamo. Insomma, la guarnigione turca di Aqaba aveva piazzato tutte le batterie di artiglieria pesante verso il mar Rosso che divenne rosso sangue e però oggi è meta di bagnanti felici. Lawrence d‘Arabia decise così di attraversare il deserto e di prendere alla sprovvista i turchi alle spalle che quella volta gridarono: mamma, gli arabi! Una volta lì, fu una passeggiata arrivare a Damasco.
Se ora raccontate tutto questo a Ronaldo d‘Arabia vi sentite rispondere che “io ad Aqaba ci sarei andato con l’aereo personale!” E vabbè, un po’ di pazienza, tutto sommato Ronaldo d‘Arabia è un bravo ragazzo. E’ anche Cristiano di nome e cristiano di fatto e dispensa vagonate di milioni per i bisognosi magari pensando quella roba lì: date e vi sarà dato o beati i poveri perché di essi sarà il regno dei cieli e andate a dirlo a quelli che sopravvivevano col diritto di cittadinanza. Un bravo figlio, Cristiano. Che s’è fatto il segno della croce dopo una partita e “infedele” gli hanno gridato e lui aveva fatto anche quattro gol e niente, ha deciso che in futuro scenderà in campo infilando il Corano nei pantaloncini. Come si dice in portoghese: ma se po’ campà accussì.