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Editoriale

In Arabia Saudita si privatizzano i club, soprattutto quelli delle serie inferiori. Perché?

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A cura di Cesare Tamborini

Calcio saudita 2.0. Non è il nome del nostro nuovo sito, ma, scherzi a parte, è come si potrebbe definire quanto è stato annunciato in queste ore dal Ministero dello Sport Saudita. Ovvero il lancio dell’ultima fase del “progetto di investimento e privatizzazione dei club sportivi”. Concretamente si tratta della volontà, che nasce comunque da una necessità, di portare nuovi investimenti nei club sauditi. In sostanza verranno privatizzati, in due fasi, ben 14 club.

Storica, la decisione di privatizzare i club presa dal Ministero dello Sport Saudita. Fonte: The Official Facebook page of Ministry of Sport Saudi Arabia.

Dal fondo PIF….

Prima di vedere quali sono le società e quali le tempistiche (vi preannunciamo brevi) delle privatizzazioni, facciamo un piccolo passo indietro. Step back che ci porta a quando, in tempi recentissimi, il Fondo Sovrano di Investimenti saudita (PIF) ha preso il controllo delle cosiddette quattro sorelle: Al-Hilal, Al-Nassr, Al-Ahli ed Al-Ittihad. Tecnicamente, quella che ha riguardato questi quattro club, non si tratta di una vera e propria privatizzazione, visto che il fondo è di proprietà del Regno, piuttosto è stata una strategia di investimento. Ed infatti le quattro squadre appena citate, entrando nella dorata orbita del ricchissimo fondo PIF, hanno fatto quel salto in termini di competitività che ci si aspettava visti gli ingenti investimenti che hanno potuto fare. Ecco, proprio questo è il punto.

I giocatori dell’Al-Hilal festeggiano la conquista della Saudi Pro League. Il club è di proprietà del fondo PIF. Foto: The Official Facebook Page of Al-Hilal Saudi Club.

Con la nuova, usando un termine caro agli economisti, “ondata di privatizzazioni” che inizierà già in agosto, il Ministero dello Sport punta a rendere ancor più competitivo il calcio del Paese. L’auspicio è che il football saudita del prossimo futuro non sarà solo quindi le quattro sorelle. Piuttosto che vi sarà un parco ancor più allargato di squadre che potranno dire la loro. Cosa che, in parte, già oggi avviene visto che in Saudi Pro League vi sono club che, pur non essendo del fondo PIF, sono comunque competitivi. L’Al-Taawon ne è un esempio: la scorsa stagione è arrivato quarto davanti all’Al-Ittihad marchiato PIF.

…alle privatizzazioni

Ma torniamo alle privatizzazioni. In questa prima fase si metteranno sul mercato 6 club. Al Zulfi (Saudi League 1st Division), Al-Nahda (Saudi League 3rd Division), Al-Okhdood (Saudi Pro League), Al-Ansar (Second Division League), Al-Orobah (Saudi Pro League) e Al-Kholoud (Saudi Pro League). Successivamente, una volta andate in porto le privatizzazioni dei club appena accennati, sarà il turno di: Al-Shoulla (Second Division League), Hajer (Second Division League), Al-Najma (Saudi League 1st Division), Al-Riyadh (Saudi Pro League), Al-Rawdhah (Second Division League), Jeddah (Saudi League 1st Division), Al-Taraji (Second Division League) e Al-Sahel (Second Division League).

Anche l’Al-Riyadh, attualmente in Saudi Pro League, verrà privatizzato. Foto: Screenshot-2024-07-05-at-09-59-49-نادي-الرياض-السعودي-@alriyadh_fc-•-Foto-e-video-di-Instagram.

Quattordici squadre in tutto che sono state selezionate dal Ministero sulla base della situazione finanziaria, delle loro capacità operative ed amministrative e delle strutture sportive. Risulta palese, quindi, che le prescelte siano quelle società che risulteranno più appetibili dal mercato. Cioè, susciteranno l’interesse di investitori che vorranno immettere denaro fresco in un determinato club, ma di fatto, come dicevamo sopra, nell’intero sistema calcio saudita. Ma quali potrebbero essere questi investitori? Non vi sono preclusioni di sorta, il che vuol dire che dal governo saudita vi è un’apertura anche a capitali provenienti dall’estero.

Ma perché?

Il target ultimo del Regno è quello di sviluppare un sistema che sia in grado di autofinanziarsi per “accelerare la trasformazione del settore sportivo”. In sostanza non si vuole più un calcio dove sia lo stato, usando un’espressione tanto semplice quanto efficace, ad “aprire il portafoglio” ed elargire denaro per sostenere finanziariamente questo o quel club. Tale sistema andava bene, ed è tutt’ora usato, per lanciare il fenomeno Saudi Pro League. Ma, nel tempo dovrà limitarsi per aprire la porta ad una visione, diciamo, più finanziariamente sostenibile.

Ed è curioso notare, infine, come la maggior parte delle società che verranno privatizzate appartengano alle serie inferiori. Questo dimostra quanto dicevamo tempo fa, ovvero che il Regno sta attuando la sua politica calcistica “partendo dal basso”. Si vuole, e questo è di fondamentale importanza per la buona riuscita del progetto, costruire delle solide fondamene che devono, per forza di cosa, essere le serie inferiori.

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Foto in apertura: The Official Facebook page of Ministry of Sport Saudi Arabia.

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